Pubblicato il 15 - 05 - 2020
Ego – una prima di Andrea D’Addazio
Solo prime per lui
Di Andrea via abbiamo già parlato, ma non vi abbiamo ancora raccontato di Ego. Lui lo trovate in copertina sul numero 11 oppure per chi volesse recuperare qualche sua vecchia impresa:
Andrea D’Addazio 50 vie di ottavo grado nel 2018
Ego 8b+ “duro”
Ego a Carpineto della Nora è la sua ultima fatica. L’ultimo tiro che ha dominato dopo questi due mesi di stop forzato. Il climber abruzzese ha subito puntato l’obiettivo giusto aggiungendo un tiro di tutto rispetto al suo già ben lungo elenco.
Non potevamo non risentirlo dopo la salita di Ego e fargli qualche domanda, anche per sapere come ha trascorso questo lockdown e come ha fatto a mantenere motivazione e allenamento.
Come hai trascorso questi mesi di lockdown?
Questi due mesi di lockdown non sono stati facili, soprattutto per chi come me passa la maggior parte del tempo all’aria aperta. All’inizio è stata dura realizzare tutto ciò che è successo nel nostro Paese, consapevole del fatto che saremmo rimasti rinchiusi in casa fino a data da destinarsi a causa dell’emergenza. Così ho dovuto pianificare un programma, in modo da trasformare questa situazione negativa in qualcosa di positivo, per tornare più in forma e motivato che mai, lavorando soprattutto sui miei punti deboli. Oltre a un programma specifico per l’arrampicata ho dovuto pensare anche ad un programma “passatempo”, per riuscire a riempire appieno la giornata.
La mia giornata tipo era: mattina sveglia presto come al solito, ascoltare musica per caricarmi e allenamento specifico nella mia piccola palestra in garage. Pomeriggio sessione di studio per gli esami universitari e subito dopo corsa abituale. La sera la passavo quasi sempre guardando film e serie su Netflix e chattando con i miei amici.
Potrò sembrare pazzo, ma essendo stato il mio paese dichiarato zona rossa e non potendo mettere naso neanche fuori porta, la mia corsa abituale all’aria aperta si è trasformata in corsa dentro casa: per ben 45 minuti facevo il mio solito percorso salone-cucina-camera infinite volte come un criceto in gabbia. È stato veramente difficile schivare ad ogni giro mia madre indaffarata nelle faccende domestiche o mio padre impegnato nei suoi lavori di bricolage, per non parlare di mio fratello che si lamentava del mio insistente rumore! Ma io invece, immerso nella musica dei miei auricolari, per correre tutto questo tempo a queste condizioni, mi isolavo e mi immedesimavo lungo una via di resistenza in cui non potevo demordere fino all’ultima presa. è stato un ottimo modo per continuare ad allenare lo stress mentale, esattamente come quando si sale una via al proprio limite!
E come sei riuscito ad attrezzarti per gli allenamenti per i tuoi progetti?
Ho una piccola palestra in garage ben attrezzata: pannelli di diverse inclinazioni con piccole prese da stringere e volumi new style, 3 travi e materiale accessorio ( trx, travi mobili ecc..). Oltre che essere una sala d’allenamento, il mio garage è una vera e propria base in cui custodisco tutto il materiale d’arrampicata.
In questo periodo ho cercato di allenare soprattutto forza massimale e resistenza alla forza, ciò che più mi serviva, ma nello stesso tempo ho dovuto dosare il giusto volume di carico per evitare eventuali infortuni. Nei giorni di scarico invece niente scalata, solo corsa “da folli” o esercizi a corpo libero.
Ego era già in “cantiere” da prima della quarantena o è arrivato tutto all’improvviso?
Prima della quarantena, ho effettuato la prima salita di Mental Noise (su cui sono state scattate queste foto dalla lente di Mirko Hurriya) , altro progetto di Carpineto, per la quale ho proposto il grado di 8b/+. Subito dopo ho deciso di mettere la mani su Ego, l’ultimo progetto della falesia rimasto incompiuto che avevo provato anni addietro senza successo, ritenendola veramente dura da salire.
E così come al mio solito, senza aver ancora “metabolizzato” la libera precedente, mi ritrovo sulla sezione chiave della via a trovare una giusta soluzione per riuscire ad affrontare questo tratto di parete apparentemente liscio.
La sera stessa, la mia mente era già in modalità Ego, che ripensava ad ogni singolo movimento. Alcuni giorni dopo, sono tornato a provarla avendo buone sensazioni, però sapevo già che non sarebbe stato facile concatenare tutta la sezione dura. Due giorni dopo c’è stato il lockdown, e ho cercato di “sfruttare” al meglio questa brutta situazione, consapevole che sarebbe passato del tempo prima di poter tornare a toccare con mano la roccia…e purtroppo così è stato.
Dopo due mesi, finalmente lo sblocco, ed ecco che si riparte. La prima cosa che avrei dovuto dovuto fare, era proprio quella di tornare sul progetto e riuscire a liberarlo. Il primo giorno infatti ero già lì, pronto a stringere di nuovo i “rasoi” taglienti della via. Dopo circa una settimana mi ritrovo in catena più felice che mai…finalmente il mio Ego project è stato salito!
Indipendentemente dal grado e dal risultato, la cosa che rende veramente speciale per me questa via è il processo che c’è stato dietro, il senso di riscatto che ho avuto con me stesso dopo un periodo in generale per me particolarmente difficile.
Visto che si tratta di una prima, raccontaci un po’ il tiro
Ego si trova nella falesia di Carpineto della Nora, non molto distante da casa mia. è stata chiodata anni fa da Daniele Adriani come anche “Mental Noise”, ma è rimasta lì ad aspettare che qualcuno la salisse. Io ero presente quando Daniele chiodava questa linea, perché stavo provando una via lì accanto. Il primo ricordo che ho è la visione di quell’imponente placca liscia arancione vista dall’alto, appena chiodata e pensavo se un giorno sarei riuscito a salirla. La provai, ma mi sembrò quasi impossibile riuscire a superare quel duro tratto di placca centrale; così decisi di mettere da parte questo progetto e dedicarmi ad altri più adatti al mio livello. E dopo aver liberato quasi tutte le altre vie della parete, non ho frequentato più per anni la falesia di Carpineto, ma consapevole del fatto che “Ego” sarebbe rimasta lì ad aspettarmi.
Quest’anno, trovo finalmente il coraggio di affrontarla, ed effettuo così la prima salita.
Questa linea ha uno sviluppo di circa 25 metri, con una prima parte in traverso di circa 7c, una durissima sezione centrale su una compatta placca arancione e una parte finale tecnica. Il tratto centrale ha prese piccole e super taglienti con dei movimenti belli e molto precari. Il problema principale di questa via è la pelle, perché non ti consente di provare il passo per più di 2-3 volte a causa delle sue prese-rasoio. Altro problema trovare la giusta condition, per percepire al meglio ogni singolo movimento.
Ci sono ancora altri progetti per il 2020, oppure questi mesi di stop hanno cambiato tutto?
Questi mesi di stop non mi hanno cambiato affatto anzi, sono serviti per “resettare” me stesso, rafforzandomi e facendomi apprezzare cose che magari prima davo per scontato. Saper prendere questa quarantena con un’ottica “positiva” è stata la chiave di tutto questo processo.
Per quanto riguarda i progetti ne ho tanti per la testa. I principali saranno sicuramente quelli di liberare vie mai salite, con poche ripetizioni, storiche e con un occhio di riguardo sempre puntato al grado 9.
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